Riflessioni sul XX Congresso SIO: “Cultura e orientamento: traiettorie per sconfiggere le diseguaglianze e prevenire l’esclusione scolastica e lavorativa”
Sara Santilli
Università di Padova
Considerata la situazione di emergenza da Covid-19, il Consiglio Direttivo della SIO – Società Italiana Orientamento, in un’ottica di prudenza e responsabilità ha deciso di organizzare il XX Congresso Nazionale SIO “Cultura e orientamento: traiettorie per sconfiggere le diseguaglianze e prevenire l’esclusione scolastica e lavorativa” in modalità telematica. L’evento, organizzato in collaborazione dell’Università di Parma e del Laboratorio LaRIOS (Laboratorio di Ricerca e Intervento per l’Orientamento alle Scelte) dell’Università di Padova, è stato inserito all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile che si è tenuto dal 22 settembre all’8 ottobre in tutta Italia e in modalità telematica.
La decisione di prevedere il convegno in modalità telematica nasce dalla consapevolezza che, soprattutto in questo periodo, la cultura dell’orientamento deve dare il suo contributo, riposizionando al centro la crescita umana, la prevenzione, l’educazione al futuro, il coinvolgimento delle comunità, la formazione degli operatori e delle operatrici, gli interventi che fondano il proprio valore su evidenze scientifiche e deontologiche, nel rispetto dei diritti delle persone a ricevere servizi di qualità. Le minacce e le sfide da affrontare sono infatti molte e le disuguaglianze che stiamo registrando si moltiplicano, con quelle economiche e sociali che invadono ogni interstizio del tessuto di vita comunitario. Le povertà che ad esse si associano, educative, culturali, ambientali, stanno dissipando le risorse delle persone e dei territori e necessitano di opere agentiche e di voci serie ed impegnate che si facciano sentire per dare corso a nuove traiettorie.
L’orientamento se vuole riappropriarsi di una valenza sociale deve agire a vantaggio delle persone e del loro futuro, evitando di essere strumento che piega le persone alle esigenze di altri, enti, istituzioni, aziende, imprese, ecc., ed essere in grado di opporsi a tutte quelle azioni che hanno come conseguenza la marginalizzazione e l’espulsione dai sistemi educativi e lavorativi o la proposta di condizioni indecenti. L’agire insieme, i dibattiti, le riflessioni, che sono state avviate all’interno del congresso, a partire da questi presupposti, e in accordo con gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, vogliono aiutarci a costruire la via affinché ci sia possibile dare in modo serio e profondo il nostro contributo alla costruzione di società sostenibili, inclusive e incentrate sulla giustizia sociale.
Il congresso ha previsto 2 sessioni plenarie, 16 sessioni parallele, e il simposio della Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati della Disabilità (CNUDD), sulle tematiche dell’inclusione in ambito universitario e ha visto la partecipazione di circa 700 professionisti del settore.
Sin dall’inizio dei lavori, i relatori e le relatrici hanno messo in luce come l’orientamento e il career counseling in queste epoche di cambiamento e transizione non si possono più fermare alle teorie del matching, ai primordiali modelli che si basavano su operazioni di confronto e classificazione delle persone, ma favorire la crescita individuale e lo sviluppo sociale ‘transitando’ da una visione prevalentemente individualistica ad una concezione più marcatamente contestualista interessata ad una rappresentazione del futuro, implicante anche un’accentuata attenzione al ‘sociale’ e al bene comune, allo sviluppo e alla sostenibilità. Particolare attenzione è stata inoltre data nel corso del convegno all’impatto che la pandemia da COVID-19 che stiamo sperimentando potrà avere sul mondo del lavoro e sugli altri temi importanti della vita (relazioni familiari, amicali, tempo libero, volontariato, impegno sociale e politico, ecc.), con profonde ripercussioni per i lavoratori sul piano personale e professionale.
Il convegno si è aperto con una prima sessione plenaria e con il contributo dal titolo “La meritocrazia non è meritorietà. Indicazioni per una lotta non ideologica contro le ineguaglianze” del prof. Giuseppe Bertagna dell’Università di Bergamo che ha sottolineato le differenze epistemologiche tra meritocrazia e meritorietà e le conseguenze deleterie dell’eccessive attenzione alla meritocrazia. A seguire, il prof. Marco Rossi Doria del Forum Disuguaglianze Diversità con il contributo “La ripresa della lotta contro le disuguaglianze educative in Italia”, ha evidenziato la necessità di investimenti nei prossimi anni destinati alle comunità educanti per “rimuovere gli ostacoli” che impediscono il “pieno sviluppo della persona” all’inizio della vita; il prof. Stefano Molina della Fondazione Giovanni Agnelli, nel discutere il tema dell’educazione, ha evidenziato come l’emergenza Coronavirus abbia spostato l’attenzione sull’urgenza immediata (didattica a distanza, connessioni, distanziamento, sanificazioni) facendo passare in secondo piano tendenze e obiettivi di più lungo periodo anche in ambito educativo.
Il prof. Andrea Cerroni dell’Università di Milano-Bicocca ha trattato il tema “Orientamento e tecnologia” portando riflessioni sulla colonizzazione del mondo dell’educazione tramite le nuove tecniche mediali che entrano a far parte della cultura dell’orientamento, della formazione di oggi e del lavoro di domani. Tale tema è stato ulteriormente sviluppato e ampliato da Paola Magnano, Andrea Zammitti e Rita Zarbo dell’Università Kore di Enna e di Catania con il contributo “Rete e tecnologia per le pratiche di orientamento: inclusione o esclusione? Riflessioni teorico metodologiche ed esperienze”. Il contributo della prof.ssa Magnano ha stimolato la riflessione critica sulle pratiche di career counselling e career education online, evidenziandone punti forti e criticità. Infine la prof.ssa Patrizia Patrizi dell’Università di Sassari ha trattato il tema del counseling in una prospettiva di giustizia riparativa con riferimenti all’Agenda 2030, al fine di “promuovere società pacifiche, giuste e inclusive che siano libere dalla paura e dalla violenza” e affinché “tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità e uguaglianza”.
Nel complesso, la prima sessione plenaria ha dato avvio a riflessioni e dibattiti sulla valenza sociale dell’orientamento, sul contributo che esso può dare alla creazione di società capaci di ridurre le disuguaglianze e le discriminazioni. Il tema della ‘missione sociale’ dell’orientamento ha rappresentato una sorta di fil rouge, legando tra di loro le sessioni parallele e i simposi che hanno fatto seguito alla prima sessione plenaria. Alcune sessioni sono state incentrate sul ruolo della scuola nelle pratiche di orientamento preventivo e in riferimento all’alternanza scuola-lavoro; altre hanno stimolato la riflessione sul ruolo dell’orientamento per persone con storie di marginalità, migrazione, detenzione, in generale, in situazione di vulnerabilità sociale. Altre sessioni si sono concentrate sull’idea di orientamento come strumento per supportare i giovani e gli adulti a riflettere sulle loro aspirazioni, intenzioni e propositi per il loro futuro enfatizzando la rilevanza dell’inclusione, della sostenibilità e della giustizia sociale quali strategie per garantire la crescita delle comunità e il benessere di tutte le persone e la costruzione di futuri migliori. Ampio spazio è stato concesso, nelle sessioni parallele, anche ai temi più tradizionalmente legati all’orientamento, quali strumenti, percorsi e metodi per l’orientamento nella scuola e nell’università, le risorse psicologiche connesse ai processi di scelta e di adattamento scolastico e accademico, nonostante la pandemia.
La sessione plenaria di chiusura del convegno ha visto la partecipazione del Rappresentante nazionale nel Comitato per lo Spazio Europeo della Ricerca (ERAC), il prof. Fulvio Esposito che nella sua presentazione ha sottolineato come oggi, in un contesto sociale ed economico globale che vede una deprecabile dilatazione delle disuguaglianze, l’orientamento non può che diventare strumento di contrasto alle discriminazioni e così strumento di promozione dell’inclusione e giustizia sociale. A seguire la prof.ssa Filomena Maggino, Consigliere del Presidente del Consiglio, Presidente della Cabina di regia Benessere del Paese, nel suo intervento ha sottolineato il ruolo dell’istruzione come determinante fondamentale per la costruzione del benessere del Paese.
La prof.ssa Nota e il prof. Soresi dell’Università di Padova nel loro contributo “L’orientamento fra sviluppo, progresso e giustizia sociale” hanno presentato gli sforzi operativi del Laboratorio Larios in termini di sperimentazioni di strumenti e laboratori finalizzati a promuovere forme di consapevolezza, aspirazioni, capacità di pensare al futuro non solo per sé ma anche per gli altri, per il ben-essere nostro e del nostro pianeta.
Il prof. Marco Romito dell’Università di Milano-Bicocca, nel contributo “Orientamento e disuguaglianza. Una mappa delle sfide da affrontare per una pratica di giustizia sociale”, ha messo in guardia a proposito della tendenza delle pratiche orientative più diffuse a rafforzare i processi di individualizzazione che si allineano con l’ideologia prestazionale tipica del discorso neoliberista, Questo tema è stato espanso e approfondito anche dal prof Marco Pitzalis dell’Università di Cagliari che è arrivato a sottolineare come le vecchie pratiche di orientamento tendono a riprodurre in modo dinamico le diseguaglianze strutturali preesistenti, e dalla prof.ssa Francesca Bianchi dell’Università di Siena che ha evidenziato come gli attuali percorsi educativi e formativi tendono a favorire stereotipi e pregiudizi di genere.
Per chiudere la prof.ssa Loredana Garlati dell’Università di Milano-Bicocca ha riportato l’attenzione sul diritto al lavoro dignitoso. La docente ha presentato come in una realtà che sembra disporre di beni, mezzi e conoscenze come nessun’altra epoca, la domanda cruciale è se l’accesso a tali risorse sia consentito a tutti equamente o se, al contrario, questo contribuisca ad aumentare le discriminazioni. Infine, la prof.ssa Elisabetta Camussi dell’Università di Milano-Bicocca ha descritto l’importanza di portare all’attenzione dei pubblici decisori una cultura innovativa dell’orientamento che superi visioni stereotipate del rapporto tra la formazione e il lavoro (nelle diverse età) e proponga di promuovere una cultura del futuro sensibile alle disuguaglianze e all’inclusione sociale, a partire dalla promozione della parità di genere.
Anche quest’anno la SIO con questo suo impegno, in collaborazione con il laboratorio Larios e l’università di Parma, è riuscita a mettere insieme molte persone e dare avvio ad un processo riflessivo e di pensiero che ci ha aiutato a far pensare diversamente ad un processo così delicato come quello della progettazione del futuro.