1Lucrezia Perrella, 1Ernesto Lodi, 1Patrizia Patrizi, 2Rita Zarbo, 2Marina Guarnera, 2Paola Magnano
1Università degli Studi di Sassari; 2Università degli Studi di Enna “Kore”
Negli ultimi 20 anni, l’interesse per il tema del benessere soggettivo e psicologico delle persone, sia dal punto di vista teorico che della pratica professionale, è cresciuto rapidamente. Tradizionalmente, inoltre, lo studio del benessere si è sempre concentrato su due differenti visioni dell’esperienza soggettiva del benessere: l’approccio edonico, più legato al piacere e alla felicità e che considera il benessere attraverso la dimensione della soddisfazione di vita o della soddisfazione per le relazioni (Ryan & Deci, 2001), e quello eudaimonico, che si basa sulla percezione di sfruttare le proprie capacità, talenti e potenzialità (Ryff, 1989).
Secondo alcuni autori, il benessere può essere però un costrutto complesso e multidimensionale (Keyes, 2002; Huppert & Ruggeri, 2018; Seligman, 2011), che riguarda le sfere emotive, cognitive, comportamentali, personali e sociali dell’esperienza umana e il loro funzionamento ottimale e pertanto è forte la necessità di superare la dicotomia tra le due tradizioni di studio per ricercare una visione del benessere che tenga conto di entrambe le sfere (Keyes, 2003; Seligman, 2011).
La letteratura scientifica in materia (ad es. Huppert & Ruggeri, 2018; Marsh et al. 2020) rivela che alti livelli di benessere soggettivo sono associati, ad esempio, a un migliore apprendimento e rendimento accademico; a una maggiore produttività sul lavoro; a migliori relazioni interpersonali; a un maggiore comportamento pro-sociale; a una migliore salute e aspettativa di vita.
Un altro aspetto rilevante che è emerso negli ultimi anni è l’esigenza di avere misure olistiche del benessere in modo da poter costruire interventi per promuovere il funzionamento ottimale di persone, organizzazioni e istituzioni. In questo senso, diversi autori (ad es. Huppert & Ruggeri, 2018; Marsh et al., 2020; Seligman, 2011) hanno sottolineato l’urgente necessità di sviluppare scale di misurazione del benessere soggettivo che permettessero una valutazione multidimensionale del costrutto. Finora gli strumenti utilizzati per valutare il benessere soggettivo erano però poco orientati in questa ottica (Huppert & Ruggeri, 2018) e fornivano informazioni limitate sulla natura e la complessità del benessere (Marsh et al. 2020).
In questo quadro, è stata sviluppata la scala Well-being Profile (WB-Pro) che si basa sulla definizione di benessere come salute mentale positiva (Huppert & So, 2013; OMS, 2013) e comprende sia gli aspetti edonici che eudaimonici del benessere. Inizialmente, Huppert e So (2013) hanno identificato 10 caratteristiche del benessere positivo: competenza, stabilità emotiva, impegno, significato, ottimismo, emozioni positive, relazioni positive, resilienza, autostima e vitalità. Marsh e colleghi (2020) hanno ampliato il loro lavoro introducendo cinque nuove dimensioni – empatia, comportamento prosociale, accettazione di sé, pensiero chiaro e autonomia – e hanno sviluppato la WB-Pro, validata poi in Italia da Scalas e colleghi (2023).
In quest’ottica, il progetto PRIN “Paths toward well-being: An action-research for promoting quality of life in a multidimensional perspective”, attraverso il coinvolgimento degli Atenei di Cagliari, Sassari e “Kore” di Enna, si propone in primo luogo di estendere la validazione italiana coinvolgendo tre diversi contesti: scuola, università e lavoro. Inoltre, mira a creare e testare alcuni training per sviluppare e potenziare alcune delle dimensioni del benessere soggettivo valutate dal WB-Pro, quali ottimismo, competenza, autostima, impegno, significato, emozioni positive, e l’impatto delle stesse su altre variabili significative (impegno, autoefficacia dominio-specifica, ecc.). La letteratura, infatti, sottolinea l’importanza di implementare interventi volti a migliorare il benessere delle persone all’interno dei loro contesti di vita quotidiana (come l’università e i luoghi di lavoro), includendo anche i contesti che accolgono le persone in diverse fasi di sviluppo delle traiettorie di vita (ad esempio, la scuola), per la prevenzione del disagio giovanile, la prevenzione dei comportamenti a rischio, del burn-out, dell’abbandono scolastico/universitario, nonché per migliorare il clima nei luoghi di formazione e di lavoro.
Attraverso una visione completa del benessere come quella fornita dalla scala WB-Pro, operatori e operatrici dell’orientamento potrebbero avere l’opportunità di ottenere sia una visione del benessere in termini di indice globale, sia di adattare i loro interventi in base ai profili di benessere individuali o di gruppo, personalizzati e adattati ai punti di forza e le aree di possibile miglioramento.
Avere un programma di formazione standardizzato sul benessere risulta particolarmente utile per diffondere buone pratiche per migliorare il benessere nei contesti di carriera.