Una ricerca sul funzionamento degli adolescenti di fronte alle scelte del “cosa fare dopo”
A cura di Alessandra Crispino, Alessandro Fabbri, Ilaria Gomiero, Mauro Martinasso
Centro di Psicologia Ulisse – Torino
Quanto investono i ragazzi sulla scelta, chi sceglie e come, come si rappresentano nel futuro, quale posto è dato agli adulti e quale al gruppo dei pari nel processo di orientamento, sono alcuni dei quesiti che hanno fatto da sfondo alla ricerca svolta dal Centro di Psicologia Ulisse “Orientamento: criteri e processi decisionali dei ragazzi”. Si tratta di un’indagine sulla percezione che i ragazzi hanno della rilevanza della scelta, degli aspetti emotivi ad essa legati, dell’idea del futuro, delle strategie che ritengono di mettere in atto rispetto alla scelta e dei criteri utilizzati. 3500 ragazzi di 14 scuole secondarie di primo e di secondo grado, di Torino e provincia, sono stati interrogati tramite focus-group e questionari sul loro approccio emotivo e strategico alla scelta del “cosa fare dopo”.
Dall’analisi dei questionari emerge il “mito dell’eroe solitario”, una rappresentazione di sé potente, capace, senza paura, di affrontare da solo la scelta.
I dati ci dicono che, pur riconoscendo la scelta come “Momento molto importante della mia vita” (67,5%) c’è una tendenza generale alla negazione degli aspetti di timore e fragilità: di fronte alla scelta mi sento grande, pronto, sicuro, normale come sempre, sono le voci più scelte dai ragazzi.
Solo il 32% del campione ha affermato di sentirsi spaesato e il 16% di sentirsi perso. All’indagine specifica sui timori legati alla scelta il 61.6% ha riferito di sentirsi tranquillo.
I ragazzi sembrano impegnati nel tentativo di prendere distanza dai risvolti emotivi legati al compito della scelta, come se fosse un compito normale (54.2%) più che non eccitante (44.9%).
Il 59% riferisce di avere un’idea precisa di cosa vuole fare da grande e solo il 26% ha ammesso di non averne ancora idea.
Più sono piccoli e più si descrivono come sicuri di sé nel momento della scelta: i ragazzi di terza media più di quelli dell’ultimo anno delle superiori dicono: “Ho sempre saputo cosa scegliere” e “non mi sono posto il problema”, prendono in considerazione meno opzioni e riferiscono più idee precise su cosa vogliono fare da grandi.
A fronte di una rappresentazione di sé sicura e spavalda, la confusione dei ragazzi di fronte alla scelta emerge dalle contraddizioni delle loro risposte al questionario, come quando dicono sia di sapere da sempre cosa scegliere, sia di starci ancora pensando; sia di ragionare molto, sia di seguire l’ispirazione. Emergono contraddizioni e paradossi anche quando riferiscono che per scegliere la maggior parte delle loro azioni è rivolta alla ricerca di informazioni (82.4%) e all’ascolto dei consigli (80.3%), ma poi, tra i criteri da loro ritenuti più utili per scegliere, ci sono molto poco sia le informazioni (8.2%), sia il poter fare affidamento agli altri (7%).
Dalle risposte dei ragazzi traspare molta fiducia nel futuro, finché è lontano. Nel futuro visto dai ragazzi di 3ᵃ media c’è una casa, una famiglia e lavoro, la possibilità di spostarsi all’estero e la fiducia di essere in grado di trovare una risoluzione in eventuali situazioni difficili, ma questi dati hanno la tendenza a diminuire per i ragazzi più grandi.
Colpisce dal punto di vista clinico il 5% che riferisce di vedere tutto nero, dato che cresce al 7.5% tra i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori, così come cresce la risposta non ne ho idea (dal 9% al 14%).
All’indagine specifica sui criteri utilizzati dai ragazzi per scegliere, essi riferiscono di basare principalmente la loro scelta o su elementi del proprio “profilo” (45%), o sulla propria idea di futuro (39%). Come già riportato, una percentuale minima dei ragazzi riferisce di orientarsi a partire dalle informazioni o dai consigli ed esempi dati da altri.
La centralità riconosciuta agli aspetti individuali legati al proprio profilo e alla propria idea di futuro, è in linea con l’immagine di adolescente sicuro e spavaldo, emersa nella prima parte della ricerca e ci parla di ragazzi che di fronte alla scelta portano lo sguardo dentro di sé ma faticano a guardare fuori e ad incontrare il mondo.
Sembrano pensare di conoscere molto bene se stessi, avere in mente con una certa chiarezza quali sono le proprie caratteristiche, le qualità e le abilità e sembrano cercare quella strada che coincida quasi perfettamente con le loro caratteristiche personali, più che immaginare di dover adattare delle parti di sé al mondo: è il mito della “scelta giusta”.
Gli elementi del proprio profilo ritenuti cruciali per la scelta sono gli interessi personali, le proprie competenze, i propri valori. Al livello socioeconomico viene dato un peso assai minore dai ragazzi di 3ᵃ media (24%) rispetto ai ragazzi delle 5ᵉ superiori (40%).
Rispetto all’uso dell’idea del futuro come criterio di scelta, i ragazzi mettono al centro le mie aspirazioni e considerano molto poco la possibilità di raggiungere l’autonomia. Sembrerebbe quindi che i sogni e i progetti siano molto valorizzati dai giovani ma che questi non siano immediatamente legati all’aspetto dell’autonomia e del diventare adulti.
Inoltre, la continuazione del percorso di studi dopo le superiori sembra essere pensata non come una tappa necessaria alla realizzazione di un obiettivo finale, quanto piuttosto di un’ulteriore esplorazione possibile mantenendo l’identità di studente. La scelta della 5ᵃ spesso non sembra rispondere alla domanda “cosa voglio fare da grande” ma a “cosa voglio essere nel mio prossimo futuro: studente o lavoratore?”. Dai dati, infatti, chi dichiara di voler continuare gli studi spesso non ha ancora idea di cosa studiare.
Continuando l’indagine sui criteri di scelta, colpisce che da una parte i ragazzi riferiscano molto spesso di seguire i consigli ma che alla specifica domanda riconoscano una scarsa importanza agli altri come orientatori nella scelta. Inoltre, nessuna delle figure proposte nel questionario ha ottenuto punteggi elevati. Al primo posto c’è il parere dei genitori riconosciuto come incisivo nella scelta nel 48.5% dei casi.
E’ da notare come il sentirsi più distanti dalla scelta (ragazzi di 1ᵃ superiore) renda più facile riconoscere il ruolo svolto dagli altri, mentre chi è molto coinvolto nella scelta (studenti di 3ᵃ media e 5ᵃ superiore) sente il bisogno di mettere in luce gli aspetti più individuali sottostimando invece il ruolo delle figure altre.
Nelle 5ᵉ si abbassano notevolmente i punteggi legati al mondo della scuola e al confronto con gli insegnanti e in parallelo aumenta l’importanza assegnata al parere degli amici.
Questi dati fanno pensare che i ragazzi abbiano un gran bisogno di essere accompagnati nella scelta, ma che ci sia una certa resistenza a riconoscere agli adulti un ruolo centrale di riferimento, come se gli altri fossero rappresentati più come minacce che come sostegno, come se l’altro potesse “rovinare” l’autenticità della scelta: è di nuovo il “mito dell’eroe solitario”.
Nelle 5ᵉ si abbassano notevolmente i punteggi legati al mondo della scuola e al confronto con gli insegnanti e in parallelo aumenta l’importanza assegnata al parere degli amici. Questo dato potrebbe essere letto come il bisogno di slegarsi dalle figure di riferimento adulte per rifarsi invece a modelli che vengono scelti e selezionati dai ragazzi stessi all’interno del mondo dei pari.
Anche lo scarso riconoscimento che hanno ottenuto le informazioni come criterio di scelta fa riflettere. E’ infatti emerso, come abbiamo già visto, che l’azione principale svolta dai ragazzi per scegliere la propria strada è la ricerca di informazioni. Viene quindi da chiedersi come mai la quasi totalità del campione riconosca, in maniera così compatta, l’importanza della ricerca di informazioni, ma poi solo il 7% ritenga questo elemento il criterio che orienta la propria scelta.
E’ come se i ragazzi rimanessero sommersi da una quantità notevole di informazioni che, se non organizzata, diventa addirittura disorientante. L’esplorazione del mondo fuori diventa così una spasmodica ricerca di informazioni, di cui non si sa poi cosa farsene, e rimane la ricerca e lo sguardo rivolto dentro di sé.
Le informazioni vengono per lo più cercate su internet o richieste agli amici. Molto importante risulta la possibilità di vedere i professori agli openday e le informazioni reperite da amici “all’interno” delle diverse realtà da esplorare; poco utili invece gli opuscoli e i materiali reperiti da insegnanti e genitori. Sembrano quindi più efficaci e utilizzabili le informazioni raccolte con un processo di ricerca attiva, in prima persona, con un contatto diretto con la realtà che si intende conoscere e con la condivisione tra il gruppo di pari.
I dati emersi da questa ricerca sono stati discussi e confrontati nel convegno, “ADOLESCENTI: CONFUSI E FELICI? Orientamento e scelta nel percorso scolastico e nella costruzione di sé”, Torino SABATO 06 FEBBRAIO 2016
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