di Loredana Carrieri e Filippo Petruccelli
L’acquisizione di una conoscenza accurata e articolata delle professioni è un processo progressivo e complesso; richiede che le persone diventino sempre più abili nell’analizzare le proprie conoscenze e nell’individuare quelle di cui hanno bisogno, con il vantaggio che si riducono i pensieri irrealistici e disfunzionali e si possono realizzare scelte maggiormente consapevoli. La conoscenza approfondita del mondo del lavoro costituisce, dunque, un elemento fondamentale per un processo di career decisionmaking efficace.
Chi si avvicina allo studio delle conoscenze professionali si rende rapidamente conto del fatto che le ricerche condotte al riguardo sono state realizzate nell’arco degli ultimi trent’anni in modo frammentato e che, in ogni caso, il loro numero è irrisorio se paragonato alla mole di lavori centrati su altri aspetti dello sviluppo professionale o sui processi decisionali degli adolescenti.
I primi studi su quello che i bambini sanno a proposito delle professioni risalgono agli anni 70-80 del secolo scorso. Dopo un periodo di stasi nella ricerca, a partire dagli anni 90 troviamo un rinnovato interesse per queste tematiche e, dopo il 2000, una nuova attenzione all’argomento, affrontato prevalentemente da un punto di vista teorico. Due revisioni della letteratura pubblicate nel 2005 (Hartung, Porfeli e Vondracek, 2005; Watson e McMahon, 2005) e un numero speciale del The Career Development Quarterly del 2008 hanno cercato di fare il punto della situazione sullo sviluppo professionale analizzando teorie, ricerche, e interventi.
I modelli teorici di riferimento
I modelli dello sviluppo delle conoscenze professionali sembrano sottolineare che se da un lato lo sviluppo delle strutture di pensiero influenza la capacità di lettura della realtà, caratterizzandola come maggiormente concreta e meno fantasiosa, dall’altro non vi è necessariamente una corrispondenza tra maturazione cognitiva e conoscenza delle professioni. Quest’ultima, infatti, può continuare ad essere superficiale poiché altri fattori quali l’esperienza, il contesto, i genitori, la scuola e la società appaiono determinanti nel plasmare la definizione del concetto di lavoro e la conoscenza delle professioni. Helwig (2001) analizzando lo sviluppo professionale di un gruppo di bambini seguiti per un periodo di dieci anni, dalla seconda elementare alla terza superiore, ha messo in evidenza che con il crescere dell’età le rappresentazioni delle professioni diventano sempre più realistiche grazie all’incremento della conoscenza di sé e del mondo del lavoro. Hartung et al. (2005), facendo tesoro degli studi più recenti, propongono un quadro concettuale che cerca di spiegare come i bambini diventano, attraverso il processo di socializzazione, membri della forza lavoro. Nel loro modello, la vita lavorativa adulta troverebbe il suo fondamento nelle esperienze psicosociali che caratterizzano la prima infanzia e anche nei primi apprendimenti che avrebbero un impatto significativo sullo sviluppo dell’identità professionale. In tutto questo, un ruolo di primo piano viene assunto dal processo di esplorazione e conoscenza delle professioni che faciliterebbe l’apprendimento sul mondo del lavoro fin dai primi anni di vita. La visione del mondo del lavoro che i bambini si costruiscono attraverso le esperienze si configurerebbe, quindi, come uno degli antecedenti più importanti dello sviluppo professionale sia degli adolescenti che degli adulti, gettando le basi della career adaptability. Quanto proposto da Hartung et al. (2005) è in relazione al fatto che i bambini sembrano possedere una conoscenza sufficiente delle professioni a cui sono maggiormente esposti e meno adeguata di quelle a cui sono poco esposti (Walls, 2000), per le quali necessitano di una serie di informazioni.
Fattori che influenzano le conoscenze professionali
Gli studi riportati in letteratura hanno cercato di identificare i fattori che possono influenzare lo sviluppo delle conoscenze sulle professioni. Essi possono essere raggruppati in fattori individuali (età e genere) e fattori contestuali (famiglia, scuola, mass-media).
Per quanto riguarda i primi, uno studio recente (Walls, 2000) ha cercato di valutare l’accuratezza della conoscenza delle professioni in funzione dell’età e in rapporto a diversi livelli di scolarità (dalla terza elementare alla quarta superiore). I bambini più piccoli sono meno accurati rispetto ai più grandi e il livello di conoscenza delle professioni aumenta con l’età. Inoltre, sembra che già a 8-9 anni i bambini possiedano un’idea di lavoro che fa riferimento all’importanza di guadagnare uno stipendio, di mantenere la famiglia, di bilanciare lavoro e famiglia, e di aiutare gli altri attraverso il lavoro (Schultheiss, Palma e Manzi, 2005) e siano anche in grado di individuare aspetti positivi e negativi ad esso associati: il poter fare cose piacevoli o la fatica e il sacrificio che talvolta un’occupazione comporta (Schultheiss, Ferrari, Nota e Soresi, 2008).
Anche il genere è stato spesso studiato in relazione allo sviluppo di credenze stereotipate ma, nonostante la numerosità di studi su quest’argomento, è stata limitata l’attenzione rivolta all’apprendimento degli stereotipi di genere in età evolutiva. Gli stereotipi di genere legati alle professioni danno luogo a una conoscenza distorta e poco funzionale delle professioni e hanno un impatto significativo sulle preferenze professionali dei bambini. Sembra che già alla scuola materna siano presenti stereotipi di genere sulle professioni e che siano propri soprattutto delle bambine (Hartung et al., 2005). Questo dato è in linea con altri studi presenti in letteratura secondo i quali le bambine sviluppano più facilmente la credenza per cui non possono perseguire alcune professioni appartenenti all’ambito matematico e tecnologico e si percepiscono inadeguate a svolgerle a causa del loro genere di appartenenza (McMahon e Patton, 1997).
Tra i fattori contestuali, la famiglia e, in particolare le figure genitoriali, sembrano avere una forte influenza sullo sviluppo professionale dei bambini. Essi, infatti, conoscono e acquisiscono consapevolezza del mondo del lavoro sia attraverso le proprie esperienze personali sia attraverso l’osservazione delle esperienze lavorative degli adulti, principalmente i genitori e gli altri membri della famiglia (Bryant, Zvonkovic e Reynolds, 2006). I familiari non ricoprono solo un ruolo educativo, trasmettendo conoscenze sulle professioni; possono anche svolgere una funzione di supporto influenzando valori e concezioni del lavoro, descrivendo le caratteristiche personali e gli sforzi necessari per avere successo nel lavoro, rinforzando le potenziali scelte future dei propri figli e fornendo sostegno e approvazione (Prime, Nota, Ferrari, Schultheiss, Soresi e Tracey, 2010). In questo modo contrassegnano positivamente l’inizio e il perdurare delle attività esplorative da parte dei bambini (Schutheiss et al., 2005).
Un altro fattore contestuale è rappresentato dalla scuola che costituisce un’importante fonte di apprendimento per lo sviluppo professionale e per l’acquisizione delle conoscenze sul mondo del lavoro dei bambini, pur non essendo la maggiore fonte di informazione. Gillies, McMahnon e Carroll (1999) hanno sottolineato che attività specifiche all’interno dei curricula scolastici possono incrementare le conoscenze sulle occupazioni, aumentando la gamma delle opzioni e degli aspetti che vengono considerati al momento della scelta. Inoltre se vengono proposte specifiche attività centrate sull’esposizione a lavori non tradizionali si può favorire fin dai primi anni di scolarizzazione una riduzione degli stereotipi di genere ad essi associati.
Un terzo fattore contestuale preso in esame dalla letteratura è costituito dai mass media, considerati una delle fonti primarie di apprendimento anche in bambini molto piccoli e una delle prime e più importanti finestre sul mondo e sulle professioni. Molti studiosi concordano nell’affermare che i bambini apprendono informazioni sulle norme sociali dai programmi televisivi a cui sono esposti (Wright, Huston, Truglio, Fitch, Smith e Piemyat, 1995) e solo pochi di loro sono in grado di rendersi conto dell’influenza che i media esercitano sulle loro aspirazioni verso una particolare professione. Questa influenza non solo favorisce la costruzione di conoscenze stereotipate, ma assume anche un ruolo nella costruzione di schemi sociali legati alle professioni, laddove per schemi si intende la struttura cognitiva che rappresenta una conoscenza organizzata circa un concetto definito o un tipo di stimolo (Wright et al., 1995).
Possibili passi futuri
Gli studi condotti sullo sviluppo professionale in età evolutiva, di cui qui abbiamo fornito un breve accenno, stimolano almeno due considerazioni per il prosieguo di questo filone di ricerca. In prima istanza sembra urgente la necessità di mettere a punto strumenti per la valutazione delle conoscenze sulle professioni. A questo riguardo, molto recentemente Nota e Soresi (2009) hanno elaborato un’intervista strutturata per l’analisi delle conoscenze professionali. All’intervistato vengono presentate 12 professioni (vigile/vigilessa del fuoco, tassista, attore/attrice, giornalista, infermiere/a, insegnante, pilota di elicotteri, commesso/a, ragioniere/a, segretario/a, veterinario/a, farmacista, oltre alle professioni dei genitori) e richiesto di indicare quanto pensa di conoscere le singole professioni (indice di consapevolezza), se conosce qualcuno che svolge quella professione (domanda utile a stimolare il ricordo), quale azione, compito o attività viene svolto da chi esercita quella professione, quanti anni di studio sono necessari per imparare a svolgerla, quanto si guadagna. Successivamente, viene presentata una lista di caratteristiche personali e di abilità, con la richiesta di indicare quali sono possedute da una persona che svolge ciascuna delle professioni presentate. Infine, si chiede di esprimere il grado di interesse verso ciascuna professione. L’adeguatezza delle conoscenze viene rilevata confrontando le risposte fornite con standard statistici nazionali.
In secondo luogo, emerge la necessità di promuovere lo sviluppo di adeguate conoscenze professionali. Attività e interventi precoci sin dalla scuola elementare possono assumere un significato preventivo (Soresi e Nota, 2007) e favorire scelte più motivate e consapevoli nelle età successive. Per altro questo tipo di apprendimento sul mondo del lavoro e delle professioni risulta più efficace se negli interventi è previsto un coinvolgimento sistematico ed un investimento duraturo da parte delle istituzioni scolastiche e di esperti di orientamento.
Bibliografia
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