Paola Magnano, Università di Enna Kore
Le persone con storie di migrazione, che nel linguaggio comune vengono incluse sotto l’etichetta di immigrati, migranti, rifugiati o richiedenti asilo, sono innanzitutto persone, con caratteristiche individuali ed esperienze diverse ed uniche. Queste unicità richiedono che il focus delle politiche migratorie si sposti dal concetto di categoria a quello di individuo (Vertovec, 2007), perché le categorie rischiano di diventare “trappole semantiche” e, come diceva Confucio, quando le parole perdono il loro significato, le persone perdono la loro libertà. E, quindi, le persone con esperienza di migrazione sono prima di tutto uomini, donne, giovani, bambini; hanno preferenze, interessi, sogni, bisogni, aspirazioni, anche sul piano professionale. E presentano situazioni di molteplici vulnerabilità, le cosiddette ‘vulnerabilità nelle vulnerabilità’, perché a maggiore rischio – rispetto ai nativi – di rientrare nelle condizioni di esclusione sociale: i dati Eurostat (2019) mettono in evidenza, tra le persone con background migratorio, una percentuale sensibilmente maggiore di giovani a rischio di drop-out scolastico prima della conclusione del secondo ciclo scolastico (NEET); una percentuale maggiore di adulti con bassi livelli di istruzione; una percentuale inferiore di persone occupate in età produttiva, soprattutto tra le donne.
Le nuove politiche dell’inclusione richiedono il superamento dei classici modelli di integrazione che hanno caratterizzato i primi anni duemila (Entzinger & Biezeveld, 2003): (1) multiculturale, che si basa sul rispetto e la tutela della diversità culturale e mira a sostenere l’identità delle comunità di migranti; (2) di assimilazione, che si poggia sul concetto di uguaglianza e considera l’equiparazione di tutti ai valori nazionali tradizionali e all’identità comune percepita; (3) e di separazione, incentrato sul carattere temporaneo delle migrazioni e sulla condizionalità legale da soddisfare per avere accesso e risiedere nel paese ospitante.
I cambiamenti economici e politici impongono l’adozione di principi che, partendo dall’inclusione nella sua componente socioeconomica, arrivino alla dimensione culturale e giuridica. Accanto alle azioni specifiche per i nuovi arrivati, è indispensabile pensare alla piena inclusione delle persone con storia di migrazione in una prospettiva di lungo periodo e, soprattutto, affrontare il tema delle disuguaglianze sociali (ILO, 2023).
Garantire l’effettiva integrazione e inclusione nell’UE delle persone con background migratorio è un investimento sociale ed economico che rende le società europee più coese, resilienti e prospere; e una società più coesa e inclusiva per tutti può anche aiutare a prevenire la diffusione di tutte le forme di ideologie estremiste.
Il piano per l’inclusione della Commissione Europea 2021-2027, partendo da un’analisi di dettaglio sulle ‘vulnerabilità nelle vulnerabilità’, individua specifiche barriere per specifici gruppi, che rappresentano ostacoli ad una piena inclusione sociale e culturale; e, in più, suggerisce piste di azione per il superamento di barriere ed ostacoli per la promozione di una “inclusion for all”. Tuttavia, l’ultimo report ILO (2023) su “Le politiche per l’inclusione lavorativa dei migranti” nel contesto italiano mette in evidenza che tutti gli indicatori di lavoro dignitoso sul piano giuridico-economico (regolarità, stabilità, sicurezza, retribuzione) rappresentano elementi di svantaggio e di criticità per coloro che provengono da paesi non UE e lavorano in Italia. Cosa può fare il career counseling?
La ricerca internazionale sulla consulenza di carriera mostra chiaramente che le buone pratiche di orientamento possono giocare un ruolo di rilievo a favore di una società più inclusiva. A patto, naturalmente, di non cadere nelle trappole semantiche cui si accennava sopra e accogliere le indicazioni che derivano dalla letteratura scientifica sul tema (Beqiraj & Ferrari, 2023).
Attenzione alle diversità. Nonostante alcuni punti in comune tra i diversi gruppi di persone con background di rifugiati, è fondamentale riconoscere la loro diversità, la molteplicità delle identità e delle esperienze di vita (Bimrose et al., 2016; Yoshida et al., 2022).Le storie delle donne, delle persone con diverse identità di genere e orientamenti sessuali, dei bambini e degli adolescenti che crescono in culture transitorie e diverse, delle persone con disabilitàe di molti altri gruppi sono essenziali da considerare per dare forma a una comprensione più inclusiva dell’eterogeneità dei rifugiati e della necessità di un sostegno personalizzato.
Attenzione agli aspetti di contesto. Le narrazioni della migrazione negli interventi di consulenza alla carriera devono essere contestualizzate all’interno delle influenze dei sistemi “socio-ambientali” (contesti politici, storici e culturali). La consulenza di carriera deve prevedere un lavoro sulla interazione dinamica tra aspetti individuali e contestuali, individuando supporti e barriere derivanti dall’una e dall’altra dimensione.
Attenzione alle risorse e competenze personali. L’autoefficacia generale, la resilienza, la speranza, sono dimensioni che supportano i processi di integrazione professionale; l’adattabilità alla carriera, l’orientamento al futuro e la definizione degli obiettivi di carriera consentono di fissare e raggiungere obiettivi a lungo termine in relazione al lavoro dignitoso. Temi centrali nella consulenza di carriera sono il senso di sé e l’identità, l’attenzione alla costruzione, al mantenimento e alla modificazione dei ruoli professionali e sociali nelle transizioni culturali e di carriera.
Utilizzo di modelli sistemici e costruttivisti. Gli orientamenti costruttivista e socio-costruttivistasono efficaci in quanto si concentrano sulle esperienze soggettive delle persone con background migratorio, consentendo loro di integrare le esperienze frammentate dei percorsi di carriera passati e attuali e di utilizzare in modo proattivo le loro risorse e competenze (Nyabvudzi & Chinyamurindi, 2019; Słowik, 2014; Pinto & Pinto, 2018). Nei modelli sistemici di consulenza di carriera, le narrazioni delle storie di vita sono contestualizzate e ricostruite in relazione alle complesse interazioni dei contesti e alle loro influenze sulla vita passata, presente e futura (McMahon & Watson, 2015).
La responsabilità dei professionisti dell’orientamento può rivelarsi particolarmente importante nel processo di inclusione sociale e lavorativa delle persone e nella promozione dei principi del lavoro dignitoso e inclusivo; ma serve impegno, apertura, e disponibilità a cimentarsi in un lavoro sfidante e non routinario. Il gruppo di lavoro delle Università Kore di Enna e di Catania, propone una ‘call for action’ per tutti coloro che vorranno cogliere la sfida di sperimentare percorsi di career counseling per promuovere una “inclusion for all”. Le Interviste FILO – Facilitare l’inserimento professionale e l’orientamento di persone con storie di migrazione (Zammitti, Russo, Zarbo, & Magnano, in corso di validazione) sono state messe a punto con l’obiettivo di supportare le azioni dei career counselor negli interventi di orientamento al lavoro, di career guidance, in tutte quelle situazioni in cui si voglia supportare le persone verso la costruzione di una carriera lavorativa e/o formativa. L’intento è quello di creare uno strumento utile ad operatori e clienti, che sia in grado di rispondere alle richieste di supporto nella ricerca di lavoro da parte delle persone con background migratorio che accedono ai servizi, senza perdere di vista la mission e la vision di un career counseling finalizzato all’accesso ad un buon lavoro. Le interviste FILO sono uno strumento flessibile, pur se rigoroso dal punto di vista teorico e metodologico; sono state progettate in tre versioni per clienti/utenti con diversa padronanza della lingua italiana e sono accompagnate da una guida operativa per il consulente. La figura 1 ne presenta schematicamente la struttura e le tematiche affrontate. La call for action è aperta a tutti i consulenti di carriera che lavorano con persone con background migratorio, che sono aperte a provare nuove metodologie di lavoro, che sono disponibili a diventare parte di un team di ricerca; chiediamo disponibilità ad utilizzare le interviste FILO nel proprio lavoro di consulenza professionale e a condividere i risultati e le informazioni rilevate con il gruppo di ricerca; offriamo formazione sull’utilizzo degli strumenti, possibilità di usare le interviste FILO nella propria pratica professionale, anche nella loro versione definitiva e pubblicata, partecipazione a tutto il processo della ricerca, inclusa la pubblicazione dei risultati.
Fig. 1. Struttura delle interviste FILO
Bibliografia
Beqiraj, G. & Ferrari, L. (2023). Taking Action towards an Inclusive Career Counselling for Asylum Seekers and Refugees—A Literature Review Based on the PRISMA Model. Behavioral Science, 13, 962. https://doi.org/10.3390/bs13120962
Bimrose, J., Mulvey, R., & Brown, A. (2016). Low qualified and low skilled: The need for context sensitive careers support. British Journal of Guidance & Counselling, 44(2), 145–157. https://doi. org/ 10. 1080/ 03069 885. 2016. 11451 90
Entzinger, H. & Biezeveld, R. (2003). Benchmarking in immigration integration. Rotterdam: Erasmus University.
McMahon, M. & Watson, M. (Eds.) (2015). Career assessment: Qualitative approaches. Rotterdam: Sense Publisher
Nyabvudzi, T. & Chinyamurindi, W. T. (2019). The Career Development Processes of Women Refugees in South Africa: An Exploratory Study. South Africa Journal of Industrial Psychology, 45, 1–11.
Pinto, J. C. & Pinto, H. R. (2018). What Do We Know About Refugees’ Models of Career Development and Their Implications for Career Counseling? In E. Sengupta, E., P. Blessinger (Eds), Strategies, Policies and Directions for Refugee Education (pp. 205–218). Bingley, UK: Emerald Group Publishing.
Słowik, A. (2014). ‘Life Space Mapping’ as an Innovative Method in Career Counselling for Refugees, Asylum Seekers and Migrants. Procedia – Social Behavioral Science, 114, 80–85.
Vertovec, S. (2007). Super-diversity and its implications. Ethnic and racial studies, 30(6), 1024–1054.
Yoshida, Y., Amoyaw, J., & McLay, R. (2022). Refugee children’s earnings in adulthood. IZA World of Labor, 490. https:// doi. org/ 10. 15185/ izawol. 490