A cura di Andrea Zammitti & Paola Magnano
Nel periodo temporale compreso tra il 2006 e il 2014, il numero di minori soli presi in carico dal sistema di accoglienza italiano mostra un trend in crescita, con un incremento considerevole nel triennio 2012/2014, anno nel quale il numero di minori presi in carico arriva a 13523; la maggior parte di essi si colloca nella fascia di età compresa tra 15 e 17 anni. Di questi 3131 sono stati presi in carico solo in Sicilia, nel 2014 (Giovannetti, 2016). Con riferimento ai dati relativi al biennio 2013/2014, riportati nell’ultimo Rapporto Anci (2016), oltre agli interventi più frequenti in materia di assistenza e protezione predisposti a tutela dei minori soli (ad es., solo per citarne alcuni, colloqui con i minori, collocamento del minore in un luogo sicuro), possono essere individuati anche interventi volti più specificatamente all’integrazione sociale del minore, che sono quelli che hanno registrato un incremento nel periodo temporale considerato; si tratta di attività volte a sviluppare nel minore le conoscenze di base atte ad intraprendere relazioni con la comunità di accoglienza ed ottenere maggiori possibilità di integrazione. L’intervento più ricorrente riguarda l’organizzazione di corsi di alfabetizzazione ed insegnamento della lingua italiana, la possibilità di usufruire di un mediatore linguistico-culturale e l’inserimento scolastico nella scuola dell’obbligo. Infine, vengono realizzate, anche se in misura minore, attività che accompagnano il minore prima alla formazione professionale e all’apprendistato e poi all’inserimento lavorativo. Se analizziamo le motivazioni che spingono alla migrazione (Giovannetti, 2016), esso sono diverse tra loro e comprendono la fuga dalla guerra, la ricerca di nuove opportunità lavorative, o, anche la sperimentazione di nuovi modelli di vita (Giovannetti, 2008a; 2008b). Questi adolescenti arrivano in Italia con un preciso progetto migratorio: migliorare le loro condizioni di vita; generalmente tale progetto comprende anche la voglia di crearsi delle occasioni di inserimento sociale e lavorativo, con l’obiettivo, nella maggior parte dei casi, di aiutare le famiglie di origine rimaste nel loro Paese. Nonostante tali motivazioni siano incentrate prevalentemente sul tema del lavoro, tuttavia gli interventi finalizzati all’accompagnamento verso il mondo del lavoro rappresentano al momento una porzione ridotta (complessivamente intorno al 15%) rispetto al totale degli interventi.
L’esperienza che viene raccontata in questo articolo si riferisce ad un percorso di orientamento realizzato presso la comunità alloggio per MSNA “Casa Aylan”, gestito dalla cooperativa Passwork di Canicattini Bagni (SR).
I partecipanti all’intervento sono 9 adolescenti (dei 12 ospiti della comunità), 3 provenienti dal Senegal, 1 dalla Costa D’Avorio, 2 dal Gambia, 1 dalla Guinea e 2 dall’Egitto, di età compresa tra 14 e 17 anni. Come tutti gli adolescenti hanno sviluppato, più o meno chiaramente, aree di interesse relative alle professioni, ma spesso la diversità del contesto culturale pone delle difficoltà aggiuntive al loro inserimento lavorativo, in quanto le idee del lavoro e delle professioni sono fortemente legate al contesto culturale di origine. Per tale ragione è necessario ancor di più, oltre che lavorare sulle dimensioni classiche dell’orientamento (Di Nuovo, 2000, 2003; Di Nuovo & Magnano, 2013; Soresi & Nota, 2000; Nota & Soresi, 2000), ampliare, innanzitutto, la conoscenza del mondo professionale italiano. Pertanto gli obiettivi dell’intervento sono stati così definiti:
1. Migliorare la conoscenza che i minori stranieri hanno di se stessi e acquisire consapevolezza riguardo alle percezioni sociali di cui sono destinatari.
2. Esplorare le rappresentazioni cognitive dei partecipanti coinvolti riguardo al lavoro al fine di “aggiustarle” rispetto a possibili ricadute negative per le scelte formative o professionali future.
3. Indagare in che modo il passato potrebbe influenzare le scelte formative e lavorative future, attraverso lo strumento del Career Genogram.
4. Esplorare i valori personali e professionali, quali determinanti importanti della scelta formativa e lavorativa.
5. Ampliare la conoscenza del mondo professionale italiano.
6. Analizzare gli interessi professionali.
Gli incontri sono stati condotti da un orientatore, supportato da un mediatore culturale e da un educatore della comunità. Nel corso degli incontri, i minori sono stati suddivisi in piccoli gruppi, sulla base della lingua parlata (francese, inglese o arabo). Le differenze culturali hanno reso necessario l’uso di procedure prevalentemente narrative e qualitative (Savickas, Nota, Rossier, Dauwalder, et al., 2009; Soresi & Nota, 2010), che enfatizzano la valorizzazione delle esperienze passate e presenti nella progettazione del futuro e sono particolarmente consigliate quando si svolge l’attività orientativa in contesti socioeconomici svantaggiati, con persone disabili o provenienti da culture diverse. Il percorso è stato articolato in 7 incontri incentrati sulle seguenti tematiche:
1. Conoscenza di se stessi
2. Albero della vita.
3. Definizione di lavoro.
4. Career Genogram
5. Conoscenza del mondo professionale italiano.
6. Interessi professionali.
7. Sintesi finale.
Il profilo finale che è stato restituito ad ogni ragazzo comprende: immagine del sé reale e del sé sociale, valori e interessi professionali. Durante il colloquio finale, condotto in forma individuale, è stato discusso con i partecipanti al progetto tutto quello che è emerso da ogni singolo incontro.
La valutazione è stata condotta attraverso l’utilizzo di due strumenti già inseriti nelle attività del percorso:
1. L’Inventario Iconografico degli Interessi Professionali (3IP, Boerchi & Magnano, 2015), un questionario self-report sugli interessi professionali che utilizza il disegno come stimolo, che è stato utilizzato in modalità qualitativa. Per ogni carta del 3IP (le carte sono in tutto 65, una per ogni professione rappresentata) è stato chiesto ad ogni partecipante: (1) se conoscesse quella professione; (2) di indicare su una scala da 0 a 10 il grado di familiarità con essa. La scala da 0 (nessuna conoscenza) a 10 (ottima conoscenza) è stata scelta per analogia con la valutazione scolastica, con la quale i ragazzi partecipanti hanno dimestichezza. Per superare le barriere linguistiche, al nome di ogni professione è stata aggiunta la traduzione nelle lingue dei paesi di provenienza di ogni minore (nello specifico inglese, francese e arabo). Per ogni professione è stata calcolata la media aritmetica della familiarità che i partecipanti hanno con ogni professione. Tale media, calcolata sia nella fase ante che in quella post, ha permesso di valutare l’efficacia del percorso di orientamento, valutando se ci sono stati incrementi nella conoscenza di alcune professioni.
2. La seconda modalità di valutazione ha previsto il confronto, tra pre e post, della definizione di lavoro, attendendosi, nelle definizioni prodotte dopo il percorso di orientamento, una maggiore ricchezza di contenuti ed una maggiore ampiezza di significati ad esso attribuiti.
I risultati della valutazione mettono in evidenza che: (1) rispetto alla conoscenza del mondo professionale italiano, i partecipanti, in generale, hanno sviluppato una maggiore conoscenza sul mondo lavorativo italiano. Questo è riferito a tutte le aree presenti nel 3IP, ad eccezione dell’area classica (storico, geografo e archeologo) e scientifica (scienziato, chimico e biologo) per le quali sembra ci sia stato uno scarso miglioramento delle conoscenze. Le scelte professionali dei ragazzi coinvolti nel percorso ricadono, in particolare, nell’area automobilistica (meccanico, carrozziere) e tecnica (falegname, elettricista e fabbro). Tali scelte potrebbero trovare spiegazione nel fatto che molti di essi hanno già svolto, nel Paese di origine, tali professioni. Altre preferenze sono relative all’area alberghiera (cuoco), agraria (agricoltore), militare (militare) e turistica (guida turistica e steward), attività lavorativa che, probabilmente, considerano di facile accesso oppure per le quali ritengono di possedere le competenze necessarie. (2) Riguardo alla definizione di lavoro, nella fase preliminare è emerso che, secondo i partecipanti coinvolti nel progetto, il lavoro è qualcosa che serve per ottenere dei vantaggi economici (8 su 9), che permette di prepararsi per il futuro (4 su 9) e che serve per aiutare economicamente la famiglia di origine (6 su 9). Soltanto un ragazzo afferma che il lavoro permette anche il raggiungimento del benessere psicologico dell’individuo, mentre nessuno lo vede come un’attività utile a percepirsi come membro della società. Nella fase finale del percorso è aumentato il numero di ragazzi che ritengono che il lavoro, oltre ad essere un’attività che serve per ottenere vantaggi economici, prepararsi per il futuro e aiutare economicamente la famiglia, è qualcosa che serve per raggiungere il benessere psicologico (6 su 10) e sentirsi parte della società (5 su 9).
In conclusione, le attività realizzate durante il percorso di orientamento hanno visto la partecipazione attiva di tutti i minori stranieri non accompagnati coinvolti. La valutazione realizzata mediante le tecniche qualitative ha permesso di rilevare come ci sia stato, tra l’inizio e la fine del percorso, un aumento della conoscenza del mondo professionale italiano. I risultati ottenuti dalla valutazione degli interessi professionali permettono di inserire i minori in percorsi di tirocinio che siano coerenti con i propri interessi. Questo vale, in particolare, per i minori che hanno compiuto il diciassettesimo anno di età e che non frequentano più la scuola ma mostrano il desiderio di svolgere un’attività per prepararsi a trovare un lavoro. Considerando i risultati ottenuti, il percorso aiuta ad aumentare le conoscenze sul mondo professionale italiano, indagare gli interessi professionali dei minori stranieri non accompagnati senza il ricorso a test quantitativi e a riflettere sull’idea del lavoro e di come quest’ultimo sia legato al raggiungimento del proprio benessere. Naturalmente esso rappresenta un piccolo tassello in un più ampio percorso di inclusione sociale, che dovrebbe prevedere, tra gli interventi di career education, anche un lavoro più approfondito sul sé e sulle risorse psicosociali (Di Nuovo & Magnano, 2013) che sostengono la progettualità futura, nei termini del più ampio progetto di vita.
Bibliografia
Boerchi, D., & Magnano, P. (2015). Iconographic Professional Interests Inventory (3IP): A New Validation Study. Europe’s Journal of Psychology, 11(4), 571–596. http://doi.org/10.5964/ejop.v11i4.927
Di Nuovo, S. (2000). Percorsi di orientamento educativo. Troina (EN): Oasi Editrice.
Di Nuovo, S. (2003). Orientamento e formazione. Progetti ed esperienze nella scuola e nell’università. Firenze: Giunti OS.
Di Nuovo, S., & Magnano, P. (2013). Competenze trasversali e scelte formative. Strumenti per valutare metacognizione, motivazione, interessi e abilità sociali per la continuità tra livelli scolastici. Trento: Erickson.
Giovannetti, M. (2008a). Percorsi di accoglienza e di esclusione dei minori non accompagnati. Diritto, immigrazione e cittadinanza, 2.
Giovannetti, M. (2008b). L’accoglienza incompiuta. Le politiche dei comuni italiani verso un sistema di protezione nazionale per i minori stranieri non accompagnati. Bologna: Il Mulino.
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Nota, L., & Soresi, S. (2000). Autoefficacia nelle scelte. La visione sociocognitiva dell’orientamento. Firenze: Giunti OS.
Savickas M. L, Nota L., Rossier J., Dauwalder J-P., Duarte M.E., Guichard J., Van Esbroeck R., & Van Vianen A. E. M. (2009). Life designing: A paradigm for career construction in the 21st century. Journal of Vocational Behavior, 75(3), 239–250.
Soresi S., & Nota L. (2010). Alcune procedure qualitative per il career counselling. In: Nota L. Soresi S. (Eds.), Sfide e nuovi orizzonti per l’orientamento. Metodologie e buone pratiche. Firenze: Giunti OS.
Soresi, S., & Nota, L. (2000). Interessi e scelte. Come si evolvono e si rilevano le preferenze. Firenze: Giunti OS.