Camussi Elisabetta1, Annovazzi Chiara1;2 e Meneghetti Daria2
1Dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca
2 Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università della Valle d’Aosta
Nel corso degli ultimi decenni, il contesto sociale è stato caratterizzato da condizioni di incertezza e complessità, e dalla presenza di molteplici disuguaglianze, con impatti significativi circa il benessere di persone, gruppi e comunità. Il periodo di pandemia Covid-19, con le sue complessità sanitarie, economiche e sociali, ha accentuato ancora di più questi aspetti e ha maggiormente incrementato il senso di insicurezza, anomia e preoccupazione delle persone, in particolare delle donne, dei e delle giovani, delle persone con vulnerabilità, disabilità e in condizioni di fragilità, così come dei loro famigliari. In Italia sono più di 3,1 milioni le persone con disabilità che convivono in interazione con differenti barriere che possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società. Se a questo numero aggiungiamo quello delle persone che dichiarano di avere disabilità non gravi, si raggiunge la cifra vertiginosa dei 12,9 milioni: sono soprattutto queste le persone che sono state chiamate ad affrontare le molteplici sfide di questo periodo (FISH, 2020).
Per le persone con disabilità intellettiva, ad esempio, si sono riscontrate difficoltà nella comprensione del senso della pandemia e delle precauzioni da adottare (il confinamento, la mascherina, ecc.). Inoltre, le persone con disabilità non sempre hanno potuto usufruire della formazione e della didattica a distanza o dello smart-working: da casa non era infatti per loro possibile accedere a quegli strumenti, presenti invece sul luogo di lavoro, necessari per lo svolgimento dei propri compiti. Dal punto di vista della salute fisica, con l’arrivo del Covid-19 sono aumentate le difficoltà per le procedure di accertamento medico e programmazione individuale: due terzi delle pratiche sanitarie sono state rimandate, mentre quasi la metà (43%) delle revisioni annuali è scaduta o è stata sospesa. Inoltre, sono drasticamente diminuite le opportunità di follow-up con i medici e le possibilità di percorsi di riabilitazione (OMS, 2020).
Per questo motivo, il gruppo di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, coordinato dalla prof.ssa Elisabetta Camussi, ha intrapreso una ricerca che, attraverso strumenti sia quantitativi, sia qualitativi, si è posto l’obiettivo di 1) Implementare la conoscenza degli impatti del Covid-19 sulle risorse delle persone con disabilità; 2) Ascoltare e dare voce alle persone con disabilità e alle loro famiglie e reti di riferimento; 3) Identificare soluzioni di policy, strumenti e interventi che possano favorire coesione sociale, costruzione di relazioni, benessere e qualità di vita per tutti e tutte.
Dai primi risultati (1200 questionari per persone con disabilità, 1200 questionari di caregiver e più di 300 interviste) emerge come lo stato economico, la poca autonomia, la percezione di insicurezza, la visione del futuro come negativa, le difficoltà nelle relazioni, il proprio vacillante benessere (emotivo, fisico, psicologico) e la presa in carico della persona con disabilità (per i caregiver) hanno fortemente e negativamente impattato sulla soddisfazione di vita di tutti e tutte. Emerge inoltre, come le risorse personali (prospettiva temporale, resilienza, Career Adaptability, ecc.) seppur poco sufficienti, sono comunque stati fattori protettivi circa le complessità legate alla pandemia. In particolare, anche perché le risorse sul territorio – centri, associazioni, enti, ecc. – sono state spesso percepite come assenti, non sufficienti e non sempre preparate per gestire al meglio le ricadute del Covid-19 sulle persone con disabilità e i loro specifici bisogni emergenti.
A partire da questo, dalla ricerca è emersa chiara la necessità di strategie innovative e soluzioni politiche a sostegno delle persone con disabilità, delle loro famiglie, delle associazioni e delle comunità di riferimento. Tra queste, come primo elemento è risultato cruciale sostenere la creazione di un welfare territoriale di prossimità Camussi et al., 2021) per migliorare il benessere personale e il capitale sociale per la comunità tutta: strutture pubbliche, vicine alla gente, che possano diventare punti di riferimento e sostegno per le persone con disabilità, le loro famiglie e l’intera comunità. Inoltre, è emerso come fondamentale il costruire percorsi volti a potenziare la capacità di anticipare i cambiamenti, attraverso lo sviluppo di risorse personali (esempio, la prospettiva temporale o la Career Adaptability), anche attraverso webinar e podcast.
Infine, è stato evidenziato come ancora più centrale il migliorare i servizi di supporto psicologico e gli interventi psicologici in presenza e online così da far fronte al meglio all’elevata crescita di situazioni di ansia, disturbi del sonno e problemi relazionali, caratteristica del periodo attuale, e per prevenire e ridurre le sindromi depressive e i connessi costi sociali e sanitari.